Documento del prigioniero anarchico Claudio Lavazza su alcune iniziative di resistenza nelle carceri spagnole:
Teixeiro, 02-7-2013
Carissimi compagni, vi mando la traduzione di un documento di marzo-aprile 2013 sulle lotte contro le torture e i maltrattamenti nelle carceri spagnole che stiamo portando avanti, per farvi sapere cosa succede da queste parti.
Nell’ottobre 2011, un gruppo di prigionieri in diverse carceri dello Stato, si organizzarono per iniziare una lotta contro la tortura e i maltrattamenti nelle carceri. La proposta nacque dopo diversi mesi di dibattito e scambio di idee tra detenuti e gruppi di appoggio esterni, sulle tattiche e le strategie da utilizzare in questa lotta.
Le azioni comuni che si concordarono furono scioperi della fame simbolici il primo giorno di ogni mese, seguiti da scritti di denuncia al Congresso dei Deputati (per la loro responsabilità politica e complicità), al Difensore del Popolo (equivalente al Garante ndt) e ai comitati di Ginevra e Strasburgo.
Il lavoro di solidarietà dei gruppi di appoggio esterni fu quello di stabilire una coordinazione fuori-dentro le carceri, per far si che l’informazione circoli nella maniera più efficace possibile. A tal proposito si creò una rete di avvocati solidali, al fine di proteggere giuridicamente i compagni in lotta dalle rappresaglie delle istituzioni penitenziarie.
Obiettivo principale di questa lotta era quello di denunciare la realtà esistente all’interno delle mura carcerarie, con una lotta condotta collettivamente dai detenuti dentro e dai gruppi di appoggio dei compagni fuori, lanciando il messaggio all’opinione pubblica, che le carceri sono il simbolo dei maltrattamenti nella loro totalità, e che le torture non sono solo fisiche ma anche psicologiche. La dispersione, l’isolamento, il regime FIES, l‘ergastolo, l’abbandono sanitario, l’utilizzo di farmaci sperimentali, la censura sulle comunicazioni orali e scritte, i maltrattamenti alle famiglie, l’esistenza di secondini maschi all’interno delle carceri femminili, il ricatto delle sezioni terapeutiche (dove il detenuto è obbligato a comportarsi come un secondino), il ricatto dei permessi di uscita ecc ecc…
Dopo un anno e mezzo di lotte simboliche, la campagna continua nonostante il numero dei prigionieri in lotta non sia aumentato (tra 40 e 60 sparsi in 20 prigioni). Si è però rafforzata una forma di resistenza permanente all’interno delle carceri e un motivo di lotta fuori, con denunce continue, assemblee, presidi, marce, pubblicazioni, invio di fax alle carceri dove avvengono episodi di torture, rompendo così il silenzio e l’isolamento che cercano di realizzare le istituzioni sulla realtà che viviamo.
Durante questo periodo, alcuni detenuti, hanno realizzato scioperi della fame settimanali, scioperi dell’aria e in alcuni casi scioperi della fame di 15, 40 e anche di 80 giorni.
Sono state raccolte firme di appoggio alla campagna in diverse carceri, poi mandate al Congresso dei Deputati, che cinicamente (come previsto) ha risposto argomentando che “non esiste la tortura nello Stato spagnolo e quindi le rivendicazioni sono prive di fondamento”.
Nonostante non ci siano state grandi iniziative né dentro né fuori, si tratta di una lotta lunga e costante, in continuo conflitto con il sistema penitenziario.
Il carcere è lo strumento più duro con il quale il sistema cerca di imporre il suo regime di repressione e dominio a chi non si adatta alle regole e discipline imposte. La sua esistenza è legata allo Stato.
Noi tutti: prigionieri e a piede libero, viviamo in un sistema Carcere-Stato che ci colpisce. L’appoggio e la solidarietà ai prigionieri dovrebbe essere una pratica comune per tutti quelli che lottano per la libertà e si definiscono anarchici.
Carcere uguale tortura
Solidarietà con i prigionieri in lotta.
Claudio Lavazza
c.p. Teixeiro modulo 11
Carretera de Paradela s/n
15310 Teixeiro-Curtis
A Coruña
Spagna
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